09 apr 2020

Intervista a Giada Zhang

La sua è la prima azienda ad aver portato piatti pronti orientali di alta qualità nei grandi supermercati italiani. “Sono ricette delle nonne con la tecnologia dei nipoti”, racconta Giada, tra gli under 30 più influenti d’Italia secondo Forbes. Una cremo-nese, che nel lavoro applica il valore cinese del chiku...

Cremo-nese, e non a caso: Giada Zhang è una crasi perfetta tra cremonese e cinese. Nostra Alumna laureata col massimo dei voti, è tra gli under 30 più influenti d’Italia secondo Forbes, la prima italiana di origini cinesi a essere inserita tra i100 giovani leader e innovatori di tutta Italia.

A 23 anni e mezzo è diventata CEO di Mulan Group, l’azienda fondata dai suoi genitori. 
“Essere così giovane i suoi punti di debolezza, come l’inesperienza, ma ha anche i suoi punti di forza, come l'infinita fame di curiosità e conoscenza. Ma se noi giovani siamo circondati da mentor che credono in noi e ci vogliono far crescere, questa combo diventa l'arma più potente rispetto a un qualsiasi CEO, anche senior, da solo”.

Il quid di Mulan Group? Proporre piatti della tradizione orientale abbinandoli all’alta qualità delle materie prime: gran parte degli ingredienti, infatti, sono a KM 0, reperiti nelle aziende agricole della sua zona.

Giada, all’anagrafe (anche) Yan Yue.

Nasce nel 1995, un anno cruciale per la storia: viene fondata eBay, nasce la Playstation, viene ucciso Rabin, finisce la guerra in Jugoslavia.
Il suo nome di battesimo cinese significa pietra imperiale e preziosa– e quindi Giada, che è a tutti gli effetti il suo nome. 
Yan Yue: lo pronuncia bene, con quella cadenza delicata ma al contempo stizzosa, tipica del cinese; poi vira su un italiano altrettanto perfetto, con le vocali aperte e la cadenza placida e rassicurante di quella zona della Lombardia.
E pensare che a scuola non si sentiva affatto confident in italiano.

“Da bambina ero molto timida. Vivevo in un mondo fatto da due culture, e non mi sentivo appartenere a nessuna delle due. A casa parlavo cinese e a scuola non ero fluente in italiano, il che mi destabilizzava. Ma è stato proprio in questi momenti che ho rafforzato il carattere: il mio travagliato rapporto con la lingua italiana, fatto di amore e odio, è stata la sfida e mi ha reso ciò che sono oggi”, racconta Giada, che parla cinque lingue (di cui tre a casa, in un misto forse complicato, ma affascinante) e che quando è in Cina sogna le lasagne e – ovviamente – una volta tornata in Italia si rimpinza di ravioli cinesi.

 

Da un piccolo ristorante a Mulan Group.

I genitori arrivano in Italia nei primi anni ’90. Sono bravi ristoratori, tanto che, dopo Cremona, aprono altri locali a Brescia e Milano. Ma la vita è dura: si inizia alle 9 del mattino e si finisce all’una di notte. Si rendono conto che si stanno perdendo gli anni più belli delle figlie. Pensano quindi a un modo di crescere, scalando il business della ristorazione – che in realtà scalabile non è, a meno che sia franchising.
Sfruttano quindi le loro competenze per lanciarsi in un business innovativo: piatti di cucina asiatica Made in Italy per la GDO. 

 

In medio stat Bocconi.

Nel mentre, Giada al quarto anno di liceo vola negli USA per tutto l’anno scolastico. 
“Lì mi si è aperto un mondo: ho avuto la certezza di voler frequentare un’università internazionale, che mi facesse crescere come persona, con persone di culture differenti, proprio come me. Durante i corsi di economia aziendale rimuginavo su quello che imparavo perché già pensavo a come implementarlo in Mulan, dove già lavoravo durante gli studi”, racconta.
Tra una lezione e l’altra, trova anche il tempo di fondare Women in Finance, un’associazione dove mette alla prova la sua leadership. Vuole aiutare le studentesse interessate alla Finanza a ridurre il gender balance nel settore, sfruttando il networking.
“In Bocconi, chi si lancia ed entra in questa iniziativa è gente che ci crede al 100%: nel tempo, si è creata una bellissima community di ragazze che si conosce e resta in contatto nel mondo. Cooperation over competitionè il nostro motto: è stato un percorso bellissimo, premiato da Jill Morris, ambasciatrice britannica a Roma, che ci ha nominate future leader della finanza”.

 

You make your own Bocconi.

“La Bocconi mi ha dato la straordinaria capacità di connettere teoria e studio al mondo reale e dei professionisti. Ti mette a disposizione centinaia di eventi a cui partecipare: io andavo a tutto, ero aperta a 360°, “rubavo” conoscenza in ogni settore. La partecipazione è fondamentale, a mio avviso, anche se poi sta molto a ogni studente: come si dice… you make your own Bocconi. 
E ho imparato che essere imprenditore non significa essere bravi verticalmente solo su una cosa. Ma è come un direttore d’orchestra, che fa suonare tanti strumenti diversi”.

 

Chiku.

C’è un valore cinese a cui Giada tiene molto, ed è correlato al lavoro: chiku. Fa parte dell’etica del lavoro del confucianesimo, ed è la capacità di continuare ad affrontare e superare difficoltà senza mai fermarsi e rompersi. In italiano useremmo il termine resilienza, forse ormai un po’ abusato.
“Chiku letteralmente significa mangiare amaro. A nessuno piace mangiare amaro, ma capita. Devi ingoiare per ripartire e poi assaporare il dolce”, spiega con saggezza.

 

Il virus cinese.

La Cina – che è il punto di partenza dell’epidemia – sta indubbiamente vivendo molte polemiche sulla gestione dell’emergenza, oltre al fatto che sempre più spesso viene utilizzato il termine “virus cinese”, quasi in un inasprimento discriminatorio.
Giada conosce bene il fenomeno.
“Nel 2002, quando arrivò la SARS, io andavo alle elementari. Di colpo, i bambini non volevano più giocare con me: i loro genitori dicevano cose tipo “non giocare con la cinese, che porta malattie”. A quei tempi, ero l’unica bambina orientale in classe, tra l’altro. Fu un grosso impatto psicologico”.
Lo scorso gennaio, con la Cina in piena tempesta, Giada cerca quindi di giocare d’anticipo per arginare l’effetto che sa poter essere dirompente: con la comunità cinese in Italia si fa portavoce per evitare la discriminazione razziale, cercando aziende cinesi che aiutino l’Italia con varie iniziative solidali. “La mia più grande preoccupazione è che il virus scomparirà, ma resterà la discriminazione, perchè abbiamo paura di ciò che è incerto, e se non abbiamo risposte la paura aumenta.”

Reggere l’urto con l’innovazione.

L’Italia pullula di pmi e aziende familiari, tutte realtà che subiranno il contraccolpo più forte. Come si fa a reggere la botta, al di là del supporto dello Stato?
“Bisogna lavorare su nuovi prodotti e nuovi canali, e l’innovazione è la chiave.Serve comunicare a tutto il team e ai dipendenti, con un gran lavoro di comunicazione interna. Serve anche una leadership vera, e i temi sono quattro: proteggere le proprie persone, poter mappare i potenziali punti di fallimento e creare argini, minimizzare l’impatto economico sull’azienda con il cash flow per andare avanti e mostrare una mission, cioè mostrare cosa vogliamo essere “dopo”, spiega sicura Giada che di anni ne ha venticinque e ha i nervi saldi come un top manager di lungo corso.
 

La velocità vince sulla precisione.

In situazioni del genere, essere veloci nel reagire conta più della precisione: quella puoi sistemarla anche dopo, ma devi muoverti e uscire dal pantano in fretta.
Giada si ispira ad Adriano Olivetti, che diceva che le cose vanno fatte bene e poi vanno fatte sapere.
“Anche noi abbiamo avuto un calo, ma abbiamo innovato rapidamente stringendo partnership con player innovativi come Glovo, e trasformandoci da un business tradizionale a un business digitale con il il lancio dell’e-commerce B2C, che in poche ore ha ricevuto centinaia di ordini. In questi momenti, la velocit
à di implementazione di nuovi prodotti e nuovi canali vincono sulla precisione. Coloro che si stanno imbattendo nella creazione di un’e-commerce, se attendono di lanciarlo solo quando sarà perfetto, potrà essere troppo tardi. 
Naturalmente anche noi abbiamo applicato subito lo smart-working alle risorse dislocabili, mentre gli chef o chi lavora in produzione viene in sede, ma seguendo tutte le direttive e le nuove policy di sanificazione, controllo della temperatura corporea e così via. Ma abbiamo cambiato gli orari lavorativi, con turni più brevi. E punteremo ad automatizzare la produzione: lo chef crea il piatto e le macchine lo compongono”.
 

Bad companies are destroyed by crisis. 
Good companies survive them. 
Great companies are improved by them. 


Ne ha fatto, con orgoglio, il suo motto. Ma non è invece più che altro questione di incroci tra periodo e settori merceologici come, per esempio, le macchine per fare il pane, con vendite incrementate del 652% solo a marzo 2020?
“E’ vero, ma è anche vero il detto Seat and wait: se sei una categoria merceologica che oggi va bene, sai anche che tra sei mesi ritornerai ai numeri di una volta. L’innovazione serve durante la resilienza e le
great companies sono quelle che, pur in settori penalizzati, sanno come rivitalizzarsi. Basti pensare a chi ha creato prodotti innovativi per comprare pacchetti turistici: ora chi è che prenota una vacanza? Nessuno. Ma se ti inventi di offrire dei voucher senza scadenza, eviti la cancellazione del viaggio e tieni in piedi il tuo business.

Flash forward al 2040.

Tra vent’anni, Giada avrà 45 anni, l’età media in cui una donna italiana diventa (forse) dirigente.
Non sa ancora cosa farà e cosa sarà, ma sa che tipo di donna vuole diventare. “Voglio aiutare giovani donne come me a diventare forti e consapevoli di chi sono e di quello che riescono a fare. Come Mulan, la mia eroina del fllm animato, che dà il nome alla nostra azienda. Mentoring e empowerment sono per Giada temi molto importanti, tanto che quando aveva 15 anni faceva volontariato nei centri ad aiutare gli altri bambini cinesi con difficoltà linguistiche, supportandoli nel loro percorso, per renderlo più facile di quello con cui lei ha dovuto scontrarsi.

“Potrei sembrare una giovane ragazza asiatica con grandi ambizioni, ma non voglio che nessuno mi dica che non posso farlo. Mi capita di incontrare persone mi sottovalutano o mi sfidano a causa del mio genere, a causa dei miei tratti fisici, ma lo prendo da una prospettiva diversa. Più è forte la sfida che ho davanti, più forte è la mia motivazione per dimostrare davvero che posso realizzarlo.”