17 lug 2020

Che turismo sarà?

Turismo di prossimità: sono le parole chiave per definire la stagione turistica. Mentre piano piano riaprono aeroporti e hotel, i viaggiatori cambiano abitudini di viaggio. E si riapre anche uno spiraglio per il turismo - ma con una nuova consapevolezza.

 

Per chi ha ancora giorni di ferie e potrà permettersi una vacanza, è tempo di scelte. 
Mare, montagna, campagna, laghi, città: quel che è certo, è che il 90% dei viaggiatori quest’anno resterà entro i confini nazionali. Ma turismo di prossimità non è solo dire “italiani in Italia” ma anche tedeschi, svizzeri e francesi, anche se, seguendo le stime dell’Enit, l’Italia quest’anno perde circa 31 milioni di turisti stranieri.


D’altra parte, sul tema vacanze – che dopo tre mesi di restrizioni sono comunque viste come imprescindibile boccata d’ossigeno – si è detto tutto e il contrario di tutto. A partire dalla balzana idea dei box di plexiglas in spiaggia (subito rimandata al mittente), sino all’idea della mascherina sotto l’ombrellone, passando dai villaggi vacanze senza buffet al ristorante, fino all’apologia della montagna come meta ideale per garantire il distanziamento tra sentieri e picnic all’aperto.

 

Ma cosa sarà, davvero, questa stagione turistica? E come cambierà il modo di viaggiare e pensare le vacanze, anche per il futuro? Ne abbiamo parlato con Magda Antonioli, docente Bocconi di Economia del Turismo e direttore ACME e vice presidente ETC e Daniele Perotti, nostro Alumnus, Director - Attractions, Tours & Activities at Booking.com. 

 

Un turismo più soft.
Vacanze più brevi e preferibilmente nella stessa nazione – come dimostrano le richieste di prenotazioni su Booking.com – ma crescerà soprattutto quella fetta di turismo come la campagna e i borghi, concepito più come gita fuori porta, che non è ancora entrato nei circuiti, ma che è di assoluta qualità e può rappresentare una valida alternativa quest’anno, ma che può – e deve – cogliere l’occasione per farsi conoscere e posizionarsi.
Riprenderà quota, con i dovuti accorgimenti, anche tutta la ricettività extra-alberghiera: i bed and breakfast hanno ora la possibilità di farsi spazio. “Ma serve fare investimenti, recuperando anzitutto le strutture, anche piccole: d’altra parte la finanza recupera il patrimonio pubblico come le caserme, e farebbe molto bene a investire lì. Nel dopo Covid la domanda del “fuori città” sta crescendo, e bisogna puntare ora sulle tratte minori, anche con le ferrovie”, spiega Magda Antonioli.

L’Italia è in pole position.
Con il primo semestre 2020 completamente azzerato per il lockdown, l’Organizzazione mondiale del turismo dice che se ripartissimo a settembre, avremmo un crollo dell’80% degli arrivi internazionali, mentre ora siamo in una forbice che va dal 40 all’80%. Dati preoccupanti, ma da cui l’Italia, pur nella difficoltà, è in pole position con le prenotazioni. 

“Si è cercato di mandare immagini e ricordo dell’Italia e del suo patrimonio: città e arte, beni culturali e, in seconda battuta, si è osservata la web reputation del’Italia. Ben 280 milioni di persone cercavano informazioni sul nostro Paese. Quindi permane un interesse molto importante, ma i turisti vogliono sicurezza e vogliono informazioni, perché hanno paura”, spiega Antonioli. “Fanno domande specifiche sulle camere, se sono sanificate e come, se ci sono ospedali vicinie naturalmente com’è situazione sanitaria”, continua Antonioli.

 

Dalla crisi nasce sempre un’opportunità.
Secondo Antonioli serve innanzitutto sostenere i redditi di chi ha perso il lavoro o lo ha in stand-by, come gli stagionali, ma è importante anche approfittare della chiusura per fare manutenzione alle strutture e magari cogliere l’occasione per chiudere quelle non all’altezza.
Ma soprattutto serve innovazione a tutto tondo, come la tecnologia, i sistemi di prenotazione e di comunicazione, ma anche formare il personale e portarlo in pari alla nuova richiesta di competenze manageriali. “Ci sarà sempre più una crescita del capitale estero, di catene che volevano investire e investiranno: dovranno però separare la parte di real estate dalla parte di gestione, per essere più proattivi e moderni”, continua Antonioli.


Il mercato delle prenotazione online.
In Booking, dove lavora il nostro Alumnus Daniele Perotti, sono ottimisti, ma oggettivamente cauti. Sono consapevoli che le persone si sentiranno nuovamente a proprio agio nel viaggiare solo quando verrà trovato un vaccino o una cura efficace e, come operatori leader di mercato, si rendono ben conto del ruolo che giocano in questo momento storico.

“Quando riemergeremo da questa crisi globale, il nostro mondo e il nostro settore saranno senza dubbio diversi, ma i viaggi sono – e rimarranno – momenti di vita fondamentali per le persone. Crediamo davvero che il viaggio renda il mondo un posto migliore. Le persone torneranno a viaggiare, e noi saremo pronti e al loro fianco per rendere l’esperienza più facile”, spiega Daniele.


Ma cosa si aspetta il viaggiatore, d’ora in avanti?
Le preferenze di viaggio cambiano ed evolvono nel tempo, e questo varia da paese a paese, con però alcuni macro-trend ben definiti. Questo è il motivo per cui l’ecosistema dei viaggi online dovrà porsi in modo flessibile, agile e intelligente.

Prosegue Perotti: “Il nostro approccio è quello di esaminare costantemente gli strumenti e i servizi che offriamo sia ai viaggiatori sia ai nostri partner per aiutarli a ricominciare a esplorare il mondo. Sappiamo che i viaggiatori sono attenti a una serie di requisiti, come la trasparenza degli standard di pulizia e igiene, ma anche le politiche di cancellazione flessibili, che sono un grande valore aggiunto, insieme a un sistema di navigazione facilitato”.

Come innovare in questo momento?

Ancora una volta, innovare equivale e creatività e flessibilità di approccio.
“In Booking abbiamo implementato la fruizione delle visualizzazioni sulla piattaforma, cambiando per esempio i filtri di distanza e di tempo di percorrenza in auto. Ciò che è fondamentale, è ascoltare i clienti e rispondere davvero alle loro esigenze, e dovremo essere ancora più empatici”, spiega Perotti. “Ora non è facile prevedere il futuro, ma intanto continuiamo ad aggiornare il nostro supporto e i servizi, con un team che lavora 24 ore su 24, perché assistere i viaggiatori in momenti come questo è la cosa più importante. E ritengo che molte aziende del settore seguiranno questa strada, mettendo la sicurezza dei viaggiatori al primo posto”, continua Perotti.

 

Il futuro.
Se dunque i viaggi riprenderanno gradualmente, quello che si vede ora è un cambio di rotta sul tipo di scelta, che vede le case e gli appartamenti in netta crescita rispetto agli hotel.

“Ai primi di maggio abbiamo visto che le prenotazione nella stessa nazione, per esempio, erano del 70%, contro il consueto 45%”, dice Perotti, che condivide i risultati di una ricerca condotta su cinque mercati nel maggio del 2020: oltre un terzo delle persone, infatti, afferma di voler viaggiare nel proprio Paese almeno nei primi tre mesi dall’abolizione delle restrizioni.

E se i pessimisti cosmici pensano che nulla sarà più come prima, in parte hanno ragione. 

Sarà - e dovrà - essere tutto diverso, a partire dall’ambiente, che non può più essere trascurato.

Servono, come suggerisce la professoressa Antonioli, politiche mirate sul turismo.
“Questa è l’occasione giusta per preservare città come Venezia, soffocate dal turismo di massa, un fenomeno che dopo questa pandemia non ha più senso”, conclude.
 
E per chi si chiede se viaggiare costerà meno, non si illuda: i prezzi non scenderanno ma cresceranno – ed è fisiologico. Non saranno i prezzi a disincentivare i viaggiatori, ma sarà fondamentale garantire la qualità dei servizi, più che farne questione di prezzo a priori.

In fondo, scoprire il mondo fa parte della natura umana e, come scriveva Steinbeck, viaggiare è un atto quasi catartico: le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone.