È uno dei 14 manager più innovativi del mondo, ed è nostro Alumnus: oltre 25 anni di carriera tutta nell’automotive, dove ha lanciato la FIAT 500 e ha rivoluzionato la SEAT. E dal 1 luglio 2020 sarà il nuovo CEO di Renault.
Diceva José Saramago: “Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre.”
Per uno come Luca de Meo, che parla cinque lingue ed è abituato sin da piccolo a girare il mondo, tornare in Renault è un nuovo viaggio a tutti gli effetti.È nell’azienda francese, infatti, che de Meo inizia la sua carriera professionale come giovane neolaureato, ritornandoci ora a 52 anni come CEO. Lascia dunque SEAT dopo aver portato i migliori risultati della storia, con 518.000 auto vendute e 294 milioni di euro di profitto nel 2018, riposizionandola come una tra le realtà più dinamiche e avanzate del settore.
Ora, il nostro Alumnus dell’Anno 2017 - Fellow del gruppo di Marketing di SDA Bocconi - è stato scelto dal board del colosso francese, che ha valutato il percorso professionale e le straordinarie performance del manager italiano, indicandolo come la figura ideale per sviluppare l’azienda, reduce da un momento difficile causato da alcuni scandali legati al predecessore. Un traguardo di enorme rilievo storico: un italiano sale al vertice di un'industria francese, in controtendenza con il sempre ragguardevole numero di francesi al vertice di imprese italiane.
L’essenza di Luca de Meo.
Linda Hill, docente ad Harvard, alcuni anni fa l’ha inserito nel volume Collective Genius: The Art and Practice of Leading Innovation, in cui vengono raccontati i 14 top manager più innovativi del mondo, quelli in grado di gestire la trasformazione aziendale con uno stile moderno e creativo. La passione di Luca de Meo per le auto affonda le radici nell’infanzia, ereditata grazie al lavoro del padre, anch’egli dirigente in una casa automobilistica.Eclettico e innovatore, competente e visionario, Luca de Meo dopo la laurea in Bocconi inizia a lavorare in Renault, per poi passare in Toyota come responsabile della pianificazione prodotto e del coordinamento dei piani commerciali di Lexus.
Una carriera con l’acceleratore sempre pigiato.
Nel 2002 de Meo entra in Fiat in qualità di Head of Business Unit di Lancia, Fiat e Alfa Romeo, Amministratore Delegato di Abarth e Chief Marketing Officer di Fiat Group.
È qui che viene notato dall’occhio lungo ed esperto del deus ex machina per eccellenza, Sergio Marchionne, che gli offre la possibilità di gestire il business di uno dei più grandi marchi italiani, lanciando la Grande Punto e la Fiat Sedici e portando al successo la FIAT 500, il modello iconico per eccellenza.
Nel 2009 però, lascia a sorpresa la Fiat e la possibilità di prendere il posto di Marchionne, di cui tutti pensavano fosse il naturale successore, ed entra in Volkswagen come Direttore Marketing, imparando il tedesco a quarant’anni.Un Alumnus dal profilo internazionale, aperto proprio come la Bocconi sa e vuole essere, abituato a sentirsi a casa sempre e comunque, e sempre pronto ad abbracciare le culture locali e aziendali.
In questi anni si è spostato in ben dodici paesi: “Il mio trucco è stato sempre quello di diventare migliore in tutto ciò che gli altri magari non si aspettano da un italiano: più puntuale di un tedesco, più disciplinato di un giapponese, più resistente al Maotai di un dirigente cinese”, ha spiegato quando è stato nominato Bocconiano dell’Anno.
Azienda ed etica.
Per de Meo l’azienda deve fare sì profitto, ma deve anche essere etica.
“C’è una differenza tra buone aziende e grandi aziende: le prime fanno risultati, le seconde fanno anch’esse risultati, ma hanno anche la capacità di spingere il progresso e condividere la prosperità che generano”, ha sottolineato in più di un’occasione. Questa visione lo spinge da sempre a essere un leader generoso, che sa lasciare spazio agli altri e al cambiamento. “La gente riconosce la generosità di un leader. Generosità è quando vedi qualcuno dei tuoi che ha voglia di fare o qualcuno che sa fare meglio di te: è allora che devi farti da parte”.
Un modus operandi che porta tutti i suoi collaboratori a nutrire un profondo senso di gratitudine nei suoi confronti.
Premi e riconoscimenti.
Oltre al titolo rilasciato dalla Bocconi Alumni Community nel 2017, de Meo ha fatto letteralmente incetta di riconoscimenti. Nel luglio 2015, poco prima di lasciare Audi, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo insignisce del grado di Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana; nel 2017 è stato insignito del premio Eurostars come Miglior CEO dell’anno (premio già vinto nel 2007) e nel 2019 vince la Medal of Honour of Business Person of the Year.
Più sostanza, meno forma.
Un manager straordinario e poco conformista, che bada più alla sostanza che alla forma: chi lavora con lui lo descrive come estroverso, semplice, dalla battuta pronta, umano anche nei rapporti. Uno che sorride spesso, che tifa Juventus in modo molto manifesto, che veste casual e che quando è in macchina sente la musica a tutto volume.
… ma con un sogno.
E, se per esigenze contrattuali, guida solo auto dell’azienda in cui si trova in quel momento, non fa però mistero dell’auto dei sogni: una Ferrari 250GTO. “Ma me la posso scordare, vale più di 30 milioni di dollari. Non mi ci sono mai nemmeno seduto”.
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